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Alessandra Viviani ha inquadrato la vicenda dell’Afganistan dal punto di vista delle norme del diritto internazionale e sui diritti umani, e ha sinteticamente richiamato i numerosi interventi delle potenze coloniali, i conflitti tra le etnie, l’occupazione militare dall’URSS, l’avvento dei talebani, l’intervento degli USA dopo l’11 settembre.

Nel diritto internazionale una aggressione militare giustifica l’uso (proporzionale) della forza militare da parte dell’aggredito in legittima difesa. L’attacco alle torri è stato equiparato a un attacco armato e gli USA hanno giustificato l’intervento e l’occupazione militare dello stato afgano indipendente (che non era il diretto responsabile).

Dal punto di vista del diritto internazionale, gli USA hanno adottato la teoria della legittima difesa preventiva e la teoria dell’intervento umanitario.

La giustificazione della legittima difesa preventiva non viene generalmente accettata quasi da nessuno, più sfumata quella dell’intervento umanitario, accettata dai paesi dell’Occidente, con il precedente dell’intervento in Kossovo, ma non c’è (ancora?) una norma consuetudinaria sulla legittimità o meno dell'”intervento umanitario” che ammette l’intervento militare di Stati terzi in caso di gravi violazioni dei diritti umani, incapacità dello stato di farvi fronte, paralisi dell’ONU per veti incrociati.

Poi i 20 anni di occupazione che hanno favorito la diffusione dei diritti umani ma sono stati condotti in modo contraddittorio e conclusi con un fallimento che ha riportato al potere i talebani e generato i problemi che ci narrano Narges, Saeed, Milad, Hamid (oggi iscritti all’università di Siena).

Alessandra Viviani è professoressa ordinaria di Diritto internazionale e International Economic Law presso il Dipartimento di Scienze Politiche e internazionali dell’Università di Siena; è Delegata del Rettore per le Politiche di inclusione ed equità dell’Università di Siena.

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