Chi ha l’occasione di incontrare Bergoglio è felice di farlo perché può diffondere il proprio messaggio, sia pure di riflesso, approfittando della grande capacità di Bergoglio di “bucare” lo schermo. Ovviamente ciò serve anche al papa per rafforzare la sua immagine di “autorità morale” trasversale, anche a rischio di mostrare il suo cerchiobottismo.

Il 28 novembre 2022 una delegazione della Cgil è andata in udienza dal papa. Maurizio Landini, intervistato da Avvenire sul suo rapporto con la fede, ha risposto con un immanente “credo nella possibilità di lottare, qui ed ora, per affermare la libertà delle persone nel lavoro e credo nella giustizia sociale”. Dunque Landini non è andato dal papa per ragioni trascendenti ma per cercare di rompere l’isolamento della Cgil, sotto attacco da Governo e Confindustria. L’operazione è riuscita e la Cgil ne ha tratto un vantaggio, anche se (per qualcuno) al prezzo di offuscare un po’ la sua laicità.

Il 10 gennaio 2023 Giorgia Meloni, con famiglia e rappresentanti del suo governo, è stata ricevuta dal papa. Si è discusso dei “problemi legati alla lotta alla povertà, alla famiglia, al fenomeno demografico e all’educazione dei giovani”. Diversamente da Landini, Meloni ha sempre manifestato la sua appartenenza religiosa, ma è indubbio che l’udienza ha avuto soprattutto un carattere politico, utile per Meloni e per il suo governo.

Per i papa-entusiasti di sinistra tutto ciò crea qualche problema, perché mostra – pure a chi si sforza di non vedere – che anche Bergoglio approfitta degli incontri (con Landini, Meloni e tanti altri, con un colpo al cerchio e uno alla botte) per rafforzare la sua immagine di autorità morale universale anche in politica, strumento che gli consente di invadere la sfera pubblica (favorito dalla debole laicità dello Stato italiano) e di ottenere esenzioni, sussidi, privilegi anche molto materiali.

Sulla sofferenza dei migranti, per esempio, nell’udienza con le Ong che fanno soccorso in mare, nel programma di Fabio Fazio Che tempo che fa, anche con espressioni fortemente suggestive («Questo è il secondo giubbotto salvagente che ricevo in dono»), e in molte altre occasioni, ha sottolineato il principio assoluto dei salvataggi e dell’accoglienza. Con Meloni è passato dall’astratto dei principi alla concretezza della loro realistica applicazione: «Ogni governo dell’Unione europea deve mettersi d’accordo su quanti migranti può ricevere».

Posizione non nuova anche se poco propagandata. Riporta il Corriere della sera del 17 agosto 2011: «Credo che in teoria non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma ci vuole anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a riceverli, ma anche fare il calcolo di come poterli sistemare»: così aveva parlato il Papa in quell’occasione. Alla vigilia della visita a Milano del marzo scorso, in un’intervista al mensile Scarp de’ Tenis Francesco aveva completato quel ragionamento, riconoscendo che l’impegno all’accoglienza va inteso come dovere di «accogliere tutti coloro che si possono accogliere», perché «non c’è posto per tutti».

Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte, pur di affermare la presenza della chiesa nella sfera pubblica, a scapito della laicità dello Stato.