Non ci sarebbe nulla da obiettare se Giorgia Meloni, al comizio del 20 ottobre delle destre a Roma, avesse semplicemente affermato le sue convinzioni in materia di religione, identità e affettività: in uno Stato laico ciascuno può dire e fare ciò che preferisce, se non crea problemi agli altri.
In realtà Giorgia Meloni (e non solo) vuole creare problemi, nel senso che vuole imporre le sue convinzioni, che – guarda caso – sono la riproposizione (con qualche ipocrisia) del reazionario e autoritario “dio, patria e famiglia“.
Quello che vuole imporci è un ordine “naturale” di origine divina, che si trasferisce sul duce/presidente, e da questo sul pater familias.
In questo senso è una lesione della laicità dello Stato, nella cui sfera pubblica si dovrebbe prescindere dalle credenze religiose e settarie di ogni tipo (etsi deus non daretur).
Invece la sfera pubblica viene occupata per imporci una visione del mondo reazionaria, e se non la presidiamo riaffermando i principi dell’Illuminismo ci riporteranno a prima della rivoluzione francese.
Non basta affermare il nostro astratto diritto a essere diversi dalle Giorgia Meloni: serve una militanza laica per garantire liberté, égalité e fraternité.