Abbiamo recuperato, con una approfondita ricerca archivistica, questo preveggente colloquio avvenuto nel 1960 a Milano.

A – Buongiorno contessa Della Briggida, come va?

B – Male, caro parente, molto male, qui a Milano è in corso una sostituzione etnica.

A – Sta parlando di questa brutta storia dei calciatori oriundi, Omar Sivori, Josè Altafini…

B – Ma no, Ambrogio, ma no! Sto parlando dei terroni che stanno invadendo Milano, tra un po’ ci sarà un genocidio dei milanesi e una grande sostituzione. E sparirà anche la nostra bella lingua, insieme alla cassoeula.

A – Si, effettivamente, il terùn non è proprio un nègher, ma quasi; tra la pelle scura e la scarsa pulizia è difficile distinguerli, anche l’odore è lo stesso… Però è anche colpa dei milanesi che non ciulano più come una volta… [risatina]

B – Ambrogiooo! Insomma, ti sei già fatto contaminare dalla volgarità dei terroni? Però è vero che si fanno meno figli, l’ha detto anche don Matteo, nell’omelia di ieri, le ragazze di oggi vanno meno in chiesa e pensano più a divertirsi che a essere brave mogli e madri.

A – Già, ridevo per non piangere, i terùn si dicono cristiani ma in realtà sono pagani, e tra una tarantella e l’altra figliano come bestie. Poi arrivano qua e pretendono… certi treni sembrano i taxi dell’Appennino, bisognerebbe arrestare i ferrovieri, ci vorrebbe un blocco navale sul Po.

B – Ci vorrebbe ma la vedo dura, vogliono fare addirittura un governo con i socialisti… Una mia amica, intanto, ha messo un cartello fuori dal suo negozio “vietato l’ingresso ai cani e ai terroni”.

A – Sì, l’ho visto, ma con quei prezzi i morti di fame comunque non entravano e ci rimettono solo i poveri cani… [risatina] Don Mario sostiene che ne abbiamo bisogno, che c’è anche un “pull factor” da parte dei nostri industriali, che i terroni sono spinti dal bisogno ma anche attirati dalla domanda di operai alla catena di montaggio.

B – Sono spinti dall’invidia, non dal bisogno. Anch’io ho sentito don Mario parlare di corridoi parrocchiali, per selezionare quelli meno peggio, non quelli che piantano il basilico nel bidet. Spero che funzioni perché questi non sanno cosa sia la gratitudine e finisce che si iscrivono anche al sindacato… [tono schifato] appena arrivati pretendono i “diritti”. Meno male che la Celere sa come trattarli.

A – Certo, prima i milanesi… beh diciamo alcuni milanesi, perché un po’ di straccioni ce li abbiamo anche noi, che vadano a laurà ‘sti barbùn. Eh si, cara contessa, anche la nostra razza si sta imbastardendo, se ne stanno sul divano con la cassa integrasiùn…

B – Non so se esiste un vero complotto per trasformare la forte razza milanese in un meticciato debole e manipolabile, ma se proprio non riusciamo a fermarli sul Po facciamoli almeno sentire precari… altrimenti i milanesi veri dovranno aspettare più di mezzo secolo per recuperare un po’ di autonomia e di differenziazione.