Con “timore e tremore” il Prevost si è finalmente insediato. La sua omelia è un appello all’amore e all’unità in una chiesa cattolica litigiosa e frammentata, molto litigiosa e molto frammentata.

La nostra (facile) previsione è che la dottrina non cambierà di una virgola, cambieranno i toni sulla collocazione geopolitica, sul “prima i cristiani”, sulla gestione finanziaria, e qualcos’altro che scopriremo nel tempo.

Non cambia sicuramente il rapporto con i media – nonostante il mondo sia sempre più secolarizzato – che da settimane ci inondano di “informazioni” prima sui papabili e poi sul papa, su dove è nato un bisnonno, su come eludere le tasse con Sinner, sull’avere usato (ma pensa un po’!) la parola “pace”, ecc. ecc. ecc.

Nella prima pagina del Corriere della sera del 19/5/25 c’è (al posto di un editoriale) l’omelia di Aldo Cazzullo; sempre in prima pagina c’è D’Avenia che sostiene che quando compiamo gli anni dobbiamo aggiungere 9 mesi (cioè da quando si sarebbe insediata la nostra anima immortale, messaggio per gli abortisti assassini); poi altre pagine, e pagine, e pagine sul papa.

Ovvero, meno i cittadini frequentano i riti, più gli vengono imposti (dai ceti dominanti cattolici e atei devoti) tramite i media, con una colossale operazione di agenda building e agenda setting. Pensate se un millesimo di questo spazio mediatico fosse dedicato ai prossimi referendum (ne approfittiamo per segnalare la conferenza che si terrà il prossimo 5 giugno su Agenda building comunicazione referendum, come si costruisce l’agenda e si induce a cosa (non) pensare).

La dottrina non cambierà, lo ribadiamo, ma alla crociata contro la laicità verrà dato nuovo impulso, probabilmente senza grandi successi perché la secolarizzazione comunque procede, seppure in modo non lineare, e soprattutto tra i giovani.

Probabilmente i papa-entusiasti di sinistra, affascinati dalla forza della leggerezza comunicativa di Bergoglio e dal suo terzomondismo alla Peron, si troveranno sempre più a disagio. Leone XIV userà molto probabilmente toni più assertivi nel Make Christianity Great Again. Sarà più “occidentale”, anche perché il grosso dell’Obolo di San Pietro (in calo) viene dagli Usa, e per “correggere” lo sbilanciamento del suo predecessore verso i Brics (si è già potuto notare qualche tono un po’ più pro-israeliano e pro-ucraino rispetto a Bergoglio).

Continuerà il riferimento alla Rerum novarum di Leone XIII che ha fondato la dottrina sociale cattolica, basata sul principio di sussidiarietà, quello che alimenta la sanità convenzionata, la scuola paritaria, l’autonomia differenziata. Ma i papa-entusiasti di sinistra, quando sentiranno il Prevost pronunciare la parola “pace” ri-diranno: ecce homo, ecco il nostro leader.