Molti leader politici della sinistra non si limitano a esprimere il loro rispettoso cordoglio per la morte del papa, ma si sperticano in lacrimose affermazioni sulla perdita del vero leader della sinistra, l’unico grande uomo capace di parlare di pace, di umanità, degli ultimi.

Noi, che proviamo una sia pure distaccata e critica simpatia per Jorge Bergoglio, non riusciamo invece a capire i misteri della fede politica che sostengono le tante attestazioni al papa di “progressista”, anzi di “rivoluzionario”, di più di “profetico” (e tra non molto, dopo qualche dovuto miracolo, anche di “santo”).

Comprendiamo che dire “pace” non porta immediatamente alla pace, e che è meglio dirlo piuttosto che tacere o dire “guerra”, ma se può essere comprensibile (anche al netto di un po’ di paraculaggine) che un papa si concentri solo sul piano etico, un politico dovrebbe certamente affermare, insieme a un orizzonte etico, anche e soprattutto una politica che ci avvicini nei fatti a quell’orizzonte.

In realtà il legame tra orizzonte etico e politiche per concretizzarlo su certi temi riguarda anche il papa, che non ha (molti) strumenti per concretizzare (qui e oggi) quanto afferma sugli ultimi, sui migranti, sulla pace…

Però, se volesse, potrebbe cambiare subito la dottrina (il catechismo della chiesa cattolica) che discrimina le donne, condanna l’aborto e l’eutanasia, ammette la guerra giusta e il commercio delle armi, stigmatizza omosessuali e transgender, vieta i contraccettivi, copre i pedofili, ecc. ecc.

Si potrebbero fare analisi molto più approfondite, ma basta la semplice constatazione che Bergoglio non ha fatto neanche ciò che aveva la possibilità di fare per capire che è stato eletto per rinnovare il marketing mantenendo inalterata la dottrina. E così è stato, sono cambiati solo i toni, non la sostanza.

Ciò nonostante questo Bergoglio affascina una sinistra priva di una autonoma visione del mondo, orfana e frammentata in monotematiche, incapace di esprimere una polity (una politica sistemica).

Una sinistra che si accontenta di dichiararsi “umana”, come se nell’umanità non ci fosse, insieme all’etica dei principi, anche l’etica della responsabilità, cioè la linea e l’azione politica per procedere alla loro progressiva concretizzazione.