Dio, essendo onnisciente, dovrebbe sapere come è gestito lo “sterco del demonio” del Vaticano; ma solo pochi hanno una conoscenza, comunque imperfetta, della complessa struttura che gestisce il patrimonio della chiesa cattolica; non solo del Vaticano ma anche delle varie articolazioni nazionali e locali, delle congregazioni e associazioni collegate. Noi, essendo consapevoli della nostra onnignoranza, ci limitiamo a qualche osservazione dichiaratamente parziale e incompleta.

Un comunicato del Vaticano del 29 luglio 2024 ci informa che l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica ha presentato il bilancio 2023 “che ha fatto registrare un utile pari a 45,9 milioni di euro. Ciò ha consentito ad APSA di contribuire con 37,9 milioni di euro per la missione del Papa sostenendo la Curia romana (erano stati 32,27 nel 2022), e a far sì che si incrementasse la propria consistenza patrimoniale per 7,9 milioni di euro”.

L’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (APSA) ha lo scopo di amministrare i beni della Santa Sede e fornire i fondi necessari al funzionamento della Curia romana. L’APSA si articola in due sezioni: la Sezione straordinaria amministra i beni finanziari trasferiti dallo Stato Italiano in base alla Convenzione finanziaria allegata ai Patti lateranensi; la Sezione ordinaria curava gli aspetti pratici di gestione, il bilancio, gli acquisti, le risorse umane, il CED e l’ufficio legale della Santa Sede, oltre a gestire i fondi necessari al funzionamento dei differenti dicasteri della Curia romana (wikipedia).

A seguito dello scandalo del palazzo di Londra e delle guerre per bande che attraversano la santa sede, nel luglio 2014 Bergoglio, con un “motu proprio”, ha ri-ristrutturato la gestione finanziaria e avocato parte di queste attività alla Segreteria per l’economia, costituita nel febbraio precedente.

Vatican News ci comunica che: “L’Amministrazione ha investito i suoi fondi in titoli internazionali, titoli a reddito fisso e altre attività finanziarie. Ha fornito consulenza, soluzioni finanziarie e accesso ai mercati dei capitali per i Dicasteri della Curia ed altri Enti della Santa Sede, con l’obiettivo di diversificare gli investimenti e distribuire il rischio generando il miglior rendimento possibile all’interno del mandato del Comitato Investimenti. La politica degli investimenti ha continuato ad essere caratterizzata da un corretto bilanciamento tra rischio e redditività di medio-lungo periodo”.

Riguardo alla gestione degli immobili – prosegue il comunicato vaticano – “APSA gestisce direttamente o tramite società interamente partecipate in Italia e all’estero oltre cinquemila unità immobiliari: 4.249 unità sono gestite in Italia”.

ArciAtea non intende assecondare il facile moralismo di chi denuncia la contraddizione tra l’accumulo di ricchezze “per celebrare la regalità di Cristo” e l’esaltazione francescana della povertà, molto dichiarata e poco praticata. Per Avvenire “La scelta dei poveri – che qualcuno chiama con disprezzo ‘pauperismo’ – operata e vissuta dalla Chiesa legge i ‘segni dei tempi’ del passaggio dello Spirito Santo anche nel Vaticano II – non disprezza il denaro, ma evita il rischio della idolatria”.

Insomma, sono problemi (o non-problemi) che riguardano i cattolici; per noi è scontato che qualsiasi associazione abbia bisogno di fondi per sostenere la propria struttura organizzativa. Ma i problemi sorgono quando il Vaticano agisce come un paradiso fiscale, o addirittura favorisce le mafie (come con lo IOR di Marcinkus), quando gode di privilegi che consentono una concorrenza sleale (per esempio non pagando l’IMU), e soprattutto quando il finanziamento delle attività religiose è a carico dell’intera collettività (come per il giubileo 2025).

Uno Stato effettivamente laico dovrebbe garantire a tutti la libertà di culto e la possibilità che i fedeli possano volontariamente finanziare la propria confessione religiosa, senza caricare sulla società il costo dei cappellani militari e ospedalieri, degli insegnanti di religione, dell’inoptato dell’8×1000 e dei tanti privilegi, favori, esenzioni, finanziamenti, elargiti a livello nazionale e locale.