I partiti politici attuali sono molto autoreferenziali però devono in qualche modo tenere conto anche delle opinioni della propria base elettorale. Può quindi essere utile considerare qualche aspetto che emerge dalla ricerca sulle intenzioni di voto, pubblicata sul Corriere della sera del 31 dicembre scorso.

La ricerca evidenzia cose note da tempo: la perdita della rappresentanza dei ceti popolari da parte del PD a favore delle destre e del M5S, che pesca soprattutto al sud e tra i giovani, ecc. ecc., ma ci concentreremo sulla parte riguardante la partecipazione religiosa.

I cattolici “militanti”, quelli che hanno una frequentazione settimanale (in media il 16,9%), voterebbero in valori assoluti soprattutto il PD; riguardo alla composizione interna peserebbero soprattutto tra i centristi di IV (30%), di Azione (22%), del PD (20%, grazie soprattutto alla sua componente ex democristiana), anche di FI (18%). In questa fascia i partiti più a destra starebbero in percentuale sotto la media (FdI 16%, Lega 14%).

Lega e FdI avrebbero i consensi maggiori in valori assoluti tra i cattolici che hanno una frequentazione occasionale; anche nella composizione interna le destre starebbero sopra la media di questa fascia (32,4% a fronte di FI 39%, Lega 38%, FdI 37%) a conferma che intercettano soprattutto chi vive la religione a bassa intensità, nonostante le esibizioni di madonne e di rosari, basandosi più sull’appartenenza che sulla credenza (si veda la ricerca di Garelli Gente di poca fede).

Chi non partecipa ai riti (41,2% del totale) peserebbe soprattutto in Leu (61%), nel M5S e nel PD (entrambi al 40%). In valori assoluti, il PD avrebbe la concentrazione maggiore, quindi risulterebbe polarizzato, visto che “eccelle” anche tra i frequentanti settimanali, a conferma dell’amalgama malriuscito tra ex Pci e ex Dc; seguirebbero Lega e FdI, a conferma della profondità e trasversalità dei processi di secolarizzazione; poi il M5S, grazie al voto giovanile; ovviamente, in questa sequenza in valori assoluti Leu, nonostante la sua alta composizione interna, scomparirebbe per le scarse adesioni totali.

La ricerca del Corriere è coerente con le tendenze descritte da Garelli: calo generale della partecipazione ai riti; resistono un po’ gli anziani, soprattutto le anziane, e i poco scolarizzati; crollo tra i giovani e le giovani; riduzione qualitativa, verso una religione a bassa intensità, a un’appartenenza senza credenza.

I partiti fanno fatica a rispettare la laicità dello Stato anche perché chi dovrebbe rappresentare i non partecipanti ai riti religiosi – soprattutto i giovani nel M5S e i provenienti dai partiti laici e di sinistra nel PD – è paralizzato da contraddizioni interne, più dei partiti di destra che propongono un identitarismo superficiale, molto basato sull’appartenenza senza credenza.

In questo contesto, le iniziative lobbistiche dei cattolici, sparsi nei vari partiti, riescono a ottenere risultati molto superiori alla loro effettiva rappresentatività. A scapito della laicità dello Stato.