Il welfare state ha radici lontane ma si è realizzato nella sua pienezza alla fine della seconda guerra mondiale, dopo la crisi del ‘29, il new deal, la Resistenza, le lotte del movimento operaio e socialista, le Costituzioni che hanno affermano i diritti politici, civili e sociali e il compito dello Stato di rimuovere le cause delle disuguaglianze.
È così iniziata una fase storica – i magnifici trent’anni – che ha portato a un grande sviluppo economico e sociale e a una riduzione delle disuguaglianze senza precedenti nella storia, grazie alla diffusione del welfare.

Al culmine di questo periodo i movimenti nati dal ‘68 hanno affrontato anche le altre disuguaglianze, a partire da quella di genere, e proposto nuovi stili di vita; ma il “riflusso” di questi movimenti, il pensiero debole e postmoderno, hanno consentito l’egemonia del neoliberismo.
È così iniziata una nuova fase storica, basata sulla svalutazione della razionalità scientifica e del lavoro, sono aumentate le disuguaglianze, le religioni sono ritornate sulla scena politica nonostante la riduzione della partecipazione ai riti, il welfare è stato eroso dalle spending review imposte dai grandi elusori fiscali.
La crisi del 2008 ha evidenziato l’insostenibilità di questo modello economico e sociale, ma è soprattutto l’attuale crisi causata dal coronavirus che ha mostrato l’esigenza di un cambio di sistema, non solo di fornire un doveroso temporaneo sostegno al reddito.

Le misure estreme di contenimento della diffusione dell’epidemia si sono rivelate necessarie per evitare il tracollo del sistema sanitario, indebolito dai tagli effettuati negli ultimi decenni ai posti letto, alle attrezzature e al personale. Rischiamo di pagare duramente in termini economici e sociali queste misure, se non sapremo “approfittare” dell’occasione per cambiare qualitativamente il nostro modello di sviluppo, in un senso ecosostenibile, egualitario e rispettoso dei diritti di tutti e di ciascuno.
L’ideologia della “meritocrazia”, giustificata dall’esigenza di evitare gli sprechi di alcuni che avrebbero potuto approfittarsi di un welfare troppo generoso, ha invece prodotto uno “Stato anoressico”, basato sull’ingiustizia e sullo spreco sociale di tantissimi disoccupati e precari, e il privilegio ingiustificato di pochi sempre più ricchi.