con la prof. Francesca Vera Romano dell’Università La Sapienza di Roma e con il prof. Paolo Portone direttore scientifico del Cire (Centro Insubrico Ricerche Etnostoriche).
Abbiamo già affrontato altre volte il tema delle streghe, alla Casa della Cultura di Milano con Paolo Portone, e per promuovere un monumento alle vittime della caccia alle streghe, con Franco Capone e con insegnanti e studenti del Liceo artistico Caravaggio di Milano.
Tra non molto terremo un incontro per fare il punto sulla realizzazione del monumento, da collocare in piazza Vetra a Milano, dove le streghe venivano bruciate.
Un incontro per informare sul lavoro fatto, da Franco Capone per ottenere l’autorizzazione dell’amministrazione comunale, dalle studentesse, dagli studenti, dalle insegnanti del Caravaggio che hanno preparato i bozzetti da cui la scelta del progetto migliore. Ora siamo nella fase della realizzazione concreta dell’opera, ma ne parleremo in un prossimo incontro.
Se insistiamo sul tema delle streghe è anche perché lo consideriamo attuale.
Molti pensano che la caccia alle streghe sia un retaggio medievale, semplicemente oscurantista, frutto della malvagità e dell’arretratezza.
In realtà la strega diabolica, da non confondere con la guaritrice o la maga che esisteva da secoli, è stata inventata a Milano nel XIV secolo, nel convento domenicano di Sant’Eustorgio, poi questa figura è stata esportata in tutta Europa.
La caccia alle streghe è diventata anche uno strumento di disciplinamento sociale, che ha accompagnato la formazione della società industriale, promossa da cittadini (borghesi) che sceglievano l’ascetismo (in varie forme: protestante calvinista, cattolico giansenista, ecc.) ma anche un ascetismo imposto ad altri cittadini (proletari) che dovevano adeguarsi ai tempi e agli spazi dell’industria nascente.
Quindi, almeno da questo punto di vista, la caccia alle streghe è un fenomeno moderno, non un semplice residuo del passato medievale.
Voltaire ha detto che “Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle”, ma quando sono stati spenti i roghi sono stati aperti i manicomi, per “curare” le devianze, intervenendo in particolare sul corpo delle donne e sull’espressione della sessualità.
Tuttora abbiamo settori della politica che vogliono “curare” l’omosessualità e imporci relazioni familiari e sociali come prescritte dai loro “testi sacri”.
In altri termini, la storia ci insegna come si siano formati schemi di esclusione, di intolleranza e di persecuzione, che hanno profonde radici nel passato e che agiscono tuttora, in forme sempre nuove, ma anche in continuità, per esempio con la caccia alle streghe.
Per questo motivo stiamo promuovendo un monumento dedicato alle streghe, ma che rappresenti in generale la necessità di continuare a lottare, oggi, contro l’intolleranza.
Per farlo bene è indispensabile conoscere la storia. Francesca Vera Romano ci ha illustrato i risultati delle sue ricerche sulla figura della strega nell’Italia meridionale, più legata alla superstitio, diversa da quella diabolica “disegnata” dai domenicani milanesi, di cui ci ha parlato Paolo Portone.
Il tema è estremamente complesso, vastissimo, non possiamo certo pretendere che i nostri relatori lo abbiano esaurito, perché incrocia le differenze tra nord e sud, tra protestantesimo e cattolicesimo, tra città e campagna, tra modernità e pre-modernità.
Dobbiamo però almeno essere consapevoli che – nella società contemporanea – permangono schemi cognitivi e comportamentali, schemi stratificati, rielaborati in forme nuove, ma che continuano ad avere effetti sociali: bisogna quindi conoscerli per non subirli, per esercitare una militanza laica a sostegno del progetto illuminista, del cantiere aperto dell’illuminismo. E abbiamo fatto dei passi in questa direzione con l’aiuto dei nostri relatori.