Come conciliare la tutela dei diritti individuali quando confliggono con quelli degli altri? La libertà individuale è importantissima ma comunque soggetta a limiti (non posso essere libero di guidare contromano in autostrada) perché non siamo monadi ma individui sociali, con-dividui.

Nel caso delle vaccinazioni, la libertà individuale di non farle confligge con la necessità di contenere l’epidemia e tutelare la salute degli altri, quindi è legittimo tutelare la salute pubblica – sulla base delle conoscenze scientifiche e della gravità della situazione – informando, incentivando, anche obbligando.

Sulla vaccinazione contro il Covid, il Comitato Nazionale di Bioetica, già il 27/11/20, ha espresso il parere che “non vada esclusa l’obbligatorietà, soprattutto per gruppi professionali che sono a rischio di infezione e trasmissione di virus. Tale obbligo dovrebbe essere discusso all’interno delle stesse associazioni professionali e dovrà essere revocato qualora non sussista più un pericolo significativo per la collettività”.

Per la Fp-Cgil “La vaccinazione per gli operatori sanitari è prima di tutto un dovere etico, deontologico e professionale per la tutela della salute dei cittadini a cui non ci si può sottrarre. Bene quindi l’introduzione delle norme sull’obbligatorietà previste nel Dl Covid che peraltro giustamente tutelano coloro che non possono sottoporsi alla vaccinazione per motivi di salute”.

Anche il Vaticano considera la vaccinazione un dovere non solo etico: “sebbene la vaccinazione non sia obbligatoria, il non sottoporvisi comporterà per cittadini e dipendenti del vaticano ad alcune conseguenze”. Giusto! mica basta affidarsi alla Madonna!

Il 30 giugno l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha sospeso 115 operatori sanitari non vaccinati (e ad altri 38 il giorno dopo). Se possibile verranno assegnati a compiti ‘non a rischio’, eventualmente demansionati e soggetti ad altre penalizzazioni.

La libertà individuale può dunque esprimersi pienamente se non crea problemi significativi agli altri, può essere scoraggiata e indirizzata – per favorire l’adesione tramite la comunicazione e incentivi/disincentivi – con misure crescenti fino all’imposizione in relazione alla gravità della situazione.

Incentivi e disincentivi sono importanti anche per evitare i comportamenti opportunistici di chi vuole godere dei vantaggi dell’immunità di gregge senza sottoporsi ai rischi, sia pure minimi, della propria vaccinazione; cioè per limitare il fenomeno dell'”esitazione vaccinale” (incerti che rinviano). Chi si rifiuta esplicitamente (no-vax) dovrebbe in qualche modo essere obbligato quanto meno a “compensare” la collettività per i rischi a cui la sottopone, anche per dimostrare la “genuinità” della propria obiezione.

In fabbrica è tutto più semplice: un datore di lavoro può licenziare (in qualche caso l’ha fatto anche strumentalmente) il lavoratore che non rispetta le norme antinfortunistiche o non usa correttamente i dispositivi di protezione individuale (DPI); tanto meno un lavoratore può obiettare se gli ordinano di produrre una merce che considera socialmente dannosa (armi, processi o prodotti inquinanti, ecc.).

L’obiezione alla vaccinazione richiama immediatamente per analogia quella all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG).

L’obiezione di coscienza degli antiabortisti poteva avere un senso nel 1978, all’entrata in vigore della legge 194, per chi aveva già avviato il suo percorso di studio e professionale, non successivamente. Già allora – come nel precedente dell’obiezione al servizio militare che comportava un servizio civile più lungo – si sarebbe potuto testare la genuinità dell’obiezione con qualche penalizzazione economica o professionale che compensasse la collettività per il mancato servizio e il mancato rispetto della libertà di scelta delle donne.

Oggi, come è noto, fare obiezione all’IVG favorisce addirittura la propria carriera, in una sanità occupata da clericali e da “atei devoti” opportunisti, e comunque scarica su pochi l’erogazione di un servizio che in alcuni territori è diventato di fatto indisponibile.

Dunque l’obiezione di coscienza non è per tutti: alcuni possono obiettare più “coscienziosamente” di altri.