Papa Francesco ha raccolto ampi consensi quando – in vista della 52esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2018 – ha definito “coprofagi” i giornalisti che diffondono fake news: “il peggior peccato che i media possono commettere”. Bravissimo, però…

La Sindone compare intorno al 1350 in Francia, vicino a Troyes. Il vescovo Henri de Poitiers dichiara che è un falso, giudizio ribadito dal vescovo Pierre d’Arcis e dal papa Clemente VII, che cede alle richieste dei devoti di esporla a condizione che si dichiari che è una “pictura seu tabula” (pittura o quadro).

Poi la sindone viene comprata dai Savoia che la portano a Torino e la utilizzano per sacralizzare il proprio potere.
Nel 1988 tre laboratori hanno finalmente la possibilità di effettuare datazioni al radiocarbonio che, tutte, indicano l’origine medievale della tela, cioè nel periodo in cui si creavano e commerciavano reliquie di tutti i tipi: infatti abbiamo 40 sante sindoni, una decina di santi prepuzi di Gesù, per non parlare delle spine, dei legni o dei chiodi della croce che neanche un ferramenta.

Oggi abbiamo i devoti che si autodefiniscono “sindonologi” che ne predicano l’autenticità a dispetto dei fatti.
A questi si aggiunge il “rivoluzionario” Bergoglio che definisce “coprofilia” le fakes fresche dell’attualità, ma ci invita a mangiare gli escrementi stagionati dal medioevo.