Non riescono proprio a darsi un limite, come gli irrefrenabili ludopatici davanti a una slot machine.
Il problema a monte è quel trattato internazionale stipulato quasi un secolo fa tra un regime dittatoriale e una monarchia teocratica, rimasto dopo la Liberazione, riconfermato con un restyling superficiale nel 1984.
Il fascismo ha introdotto l’obbligatorietà dell’insegnamento della religione cattolica (IRC). Solo nella revisione del Concordato del 1984 l’obbligatorietà – essendo palesemente incostituzionale – è venuta meno (ma l’IRC è stata estesa anche alle scuole dell’infanzia), e sono rimaste varie ambiguità (statuto didattico dei docenti di religione cattolica, ecc.) che consentono agli stessi forzature interpretative per espandere il loro ruolo, anche grazie alla pressione costante dei politici cattolici sul MIUR, frenati solo dall’intervento della Corte Costituzionale che ha garantito la piena facoltatività dell’IRC.
L’ultima forzatura degli “irrefrenabili ludopatici” cattolici riguarda la legge n. 92 del 20 agosto 2019 che istituisce la trasversalità dell’insegnamento dell’Educazione Civica.
In vari istituti gli insegnanti di religione cattolica si sono proposti per l’insegnamento dell’Educazione Civica “interpretando” a loro vantaggio il termine “trasversalità”.
Dovrebbe essere evidente che l’Educazione Civica rientra nel monte orario obbligatorio, quindi non può essere accorpata direttamente con una materia non obbligatoria qual è l’IRC, né indirettamente assegnando ai docenti di religione cattolica anche l’insegnamento dell’Educazione Civica, perché ciò violerebbe il diritto dei “non avvalentesi”, cioè degli studenti (sempre più numerosi) che scelgono di non aderire all’IRC. Sarebbe anche un palese escamotage per aggirare il divieto di valutazione dei non avvalentesi da parte degli insegnanti di religione cattolica.
Confidiamo che la ministra Azzolina chiarisca la questione in senso laico, ma non è più sopportabile dover tamponare “a valle” l’iniziativa dei clericali, che non riescono ad accontentarsi dei privilegi di cui godono (e dei costi che dobbiamo subire: gli oltre 26mila insegnanti di religione, scelti dalla curia ma pagati dallo Stato, ci costano circa 1,25 miliardi di Euro).
La soluzione va cercata “a monte”, revocando il concordato (per alcuni il recesso può essere anche unilaterale) e affermando la piena laicità dello Stato. Per farlo serve una militanza laica e un moderno anticlericalismo: la difficoltà è di natura politica, non giuridica.