Recensione di un saggio del capo della redazione politica del “Corriere della Sera” che indaga sulla fede e sul potere di Comunione e Liberazione, il movimento cattolico che più di altri ha mostrato la sua presenza sulla scena politica.

Giancarlo Straini

È stato appena pubblicato La profezia di CL. Comunione e liberazione tra fede e potere. Da Formigoni alla rivoluzione Carrón e oltre, un saggio di Marco Ascione.[1] Il libro inizia dichiarando che “Qui si parla di cattolici e politica. Qui si racconta di Comunione e liberazione… C’entrano le tante anime di una Chiesa affacciata sul precipizio della secolarizzazione. C’entrano gli atei devoti, i cristiani impegnati e i cattolici adulti. Quelli di destra e quelli di sinistra. C’entra, moltissimo, una famosa lettera su Roberto Formigoni”.

Nonostante il soggetto del libro sia un’organizzazione religiosa, leggerlo può essere di sicuro interesse anche per un lettore materialista, che pure si sforzi di non essere un “materialone” e sia disposto a decodificarlo.

A partire dal titolo, dove compare il termine profezia, ma (materialisticamente) sarebbe stato più appropriato titolare “previsione della collocazione ideologica e politica di CL”. E dal sottotitolo, in cui si legge il termine rivoluzione, una delle tante “rivoluzioni” scatenate da qualche suggestiva dichiarazione, di Bergoglio o di altri; un termine ampiamente abusato dai cattolici da quando è stato dismesso dalle sinistre. Ma procediamo con ordine per non spoilerare troppo.

Adattamenti alla modernità

Il contesto è il “precipizio della secolarizzazione” provocato dalla modernità, a cui la chiesa cattolica reagisce prima con uno sdegnato rifiuto antimodernista (non expedit), poi con il Concilio Vaticano II che tenta un adattamento alla modernità, forse impossibile, comunque in gran parte riassorbito già da Paolo VI; ma per Ascione “il Concilio Vaticano II… cambia il senso di marcia della Chiesa aprendola al confronto con la modernità”. Resta comunque il loro sofferto interrogativo se dare priorità alla ricerca di una fede più intensa, ma sostenibile da pochi, o puntare ai molti, anche se con una adesione superficiale.

Ratzinger nel 1969 sostiene che «dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi… poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali… ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza… sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra”.

Ratzinger è “profetico” per la riduzione del numero dei fedeli, accertato dalle varie indagini effettuate dopo mezzo secolo (da Garelli, Matteo, Pace ecc.) che mostrano, oltre alla riduzione quantitativa, anche una trasformazione qualitativa verso una religione “a bassa intensità”.

Ratzinger non è altrettanto “profetico” per la previsione che la chiesa “perderà anche gran parte dei privilegi sociali” e ancora meno “che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra”. Forse lascia le chiavi a un altro papa proprio perché molto più abile nel flirtare.

Comunione e liberazione

CL è una delle risposte al “precipizio della secolarizzazione” provocato dalla modernità. Nasce nel 1954 guidata da don Luigi Giussani, si tempra nel 1968 contrapponendosi allo “sbandamento marxista”, si propone di educare alla fede attraverso le opere, per avvicinare una chiesa distante, convenzionale, che non attrae.

Di fatto, propone una “narrazione” più efficace e coinvolgente, anche economicamente, ferma restando la dottrina (anche su sessualità, fine vita ecc.) perché il cristianesimo non può (più) essere imposto per legge e deve essere scelto, anche attraverso le opere e la politica (rifiutando la laicità dell’etsi deus non daretur), con una pastorale “nuova” ma non relativistica.

Una teologia della presenza che porta a organizzazioni formalmente distinte ma molto coese sotto la sua guida carismatica: Fraternità di Comunione e liberazione (movimento ecclesiale), Memores Domini (associazione laicale), Compagnia delle Opere(associazione imprenditoriale), Movimento Popolare (di Roberto Formigoni) e altre associazioni politiche.[2]

I protagonisti di CL dichiarano sempre la loro obbedienza al vescovo e al papa, ma è una obbedienza “sfidante”; depurarla dalla retorica cattolica significa che agiranno in piena libertà, a meno che il vescovo o il papa non glielo vietino esplicitamente, assumendosi la responsabilità delle conseguenze del divieto.

È ben nota la divergenza con l’arcivescovo Martini di don Giussani, che preferisce il teologo von Balthasar al collega Rahner, e che scrive: “il governo culturale e dottrinale della diocesi di Milano ha cominciato a muoversi nell’ambito di una scuola di pensiero teologico direi rahneriana”, essendo poco allineato con i ciellini lombardi.

È apprezzabile lo sforzo di Marco Ascione di spiegare ai lettori – assuefatti al piattume postmodernista della attuale politica politicista – che serve uno sguardo capace di cogliere i diversi piani, dalle alte dispute tra tomisti e agostinisti agli interessi personali da bassa cucina; mettendoci giustamente in guardia dalle diffuse semplificazioni che classificano a destra o a sinistra papi e vescovi: “anche i più aperturisti, ai vertici della Chiesa, restano sospesi in una sorta di limbo in cui è solo il tono delle parole che muta”.

Don Giussani muore nel 2005 dopo aver designato come suo successore Julián Carrón, che si ritrova a fronteggiare lo scandalo Formigoni (per il suo stile di vita poco da memores domini, non per le sue vicende giudiziarie) e chiede pubblicamente perdono a nome del movimento.

Su la Repubblica dell’1/5/12 Carròn dichiara: “Sono stato invaso da un dolore indicibile nel vedere cosa abbiamo fatto della Grazia che abbiamo ricevuto. Se il movimento di Comunione e liberazione è continuamente identificato con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato. E questo sebbene CL sia estranea a qualunque malversazione e non abbia mai dato vita a un ‘sistema’ di potere”. E prende un po’ le distanze dalla politica, evitando anche l’adesione esplicita ai Family day, provocando vari malumori.

Ascione ci dice che Carròn segue l’”approccio rivoluzionario” del fondatore Giussani, che ha “profeticamente” già indicato i rischi di una sovraesposizione politica; ma poi cita Carròn che raccomanda per le elezioni “alcuni amici che… hanno già dimostrato in questi anni di perseguire una politica… della sussidiarietà e della libertas Ecclesiae”; però l’autore ci dice anche che quella di Carròn è una “svolta”, una “rivoluzione”, e poi che il suo sostituto Davide Prosperi (imposto dalle regole di Bergoglio sulla durata dei mandati) sta avviando una “terza vita” di CL, forse un’altra “rivoluzione”, presumibilmente sempre nel solco delle “premonizioni” di don Giussani.

Ascione, insomma, per l’”ardore” della sua conversione, è affascinato da termini quali profezia, svolta, rivoluzione, e sembra usarli senza distinguere chiaramente su quali piani si esprimono i cambiamenti e la continuità. Un lettore materialista può, però, usando un rasoio di Occam, decodificare e ordinare le tante interessanti informazioni fornite dai numerosi protagonisti ciellini intervistati, e individuare il percorso politico di CL e delle sue dépendance.

Scrive Ascione: “Comunione e liberazione si inserisce nel sistema per modificarlo. E diventa una formidabile macchina del consenso. Ancor più formidabile quando incrocia sulla sua strada Silvio Berlusconi. Cambiano le divise, appunto: Democrazia cristiana, Movimento popolare, Partito popolare, Cdu, Forza Italia. Non cambia la sostanza dell’azione”.

Sul piano politico è (materialisticamente) abbastanza evidente che CL “annusi” le opportunità della politica per i suoi scopi: quando il governo Berlusconi cade e viene sostituito da Monti si allontana un po’ e flirta anche con i “tecnici” e il PD; ora sta tornando più esplicitamente con la destra che ha vinto le elezioni del 2022.

D’altra parte i legami trasversali ci sono sempre stati, non solo tramite le presenze al Meeting. Vari esponenti della sinistra, con ripetuti tatticismi masochistici, hanno creduto di poter “usare” CL – tra i tanti Luciano Violante (“Carrón ha compiuto un miracolo allontanando il movimento non dalla politica, ma da una parte politica”) – ma per capire chi ci ha guadagnato basta ricordare la disastrosa riforma del Titolo V, che ha costituzionalizzato il principio di sussidiarietà e l’autonomia differenziata.

Il principio di sussidiarietà

Due giorni prima della recensione di Polito, il Corriere della Sera del 20/8/23 pubblica un’intera pagina con un appello del ciellino Lupi, che presiede l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, “nato per unire oltre 200 tra deputati e senatori di tutti gli schieramenti politici”. I firmatari[3] chiedono un ulteriore sostegno per la scuola paritaria e per la sanità convenzionata, “per stabilizzare l’impronta sussidiaria che l’Italia sta assumendo dalla riforma del titolo V della Costituzione” e per realizzare l’autonomia differenziata delle Regioni.

Ricordiamo che il principio di sussidiarietà è alla base delle privatizzazioni e dell’autonomia differenziata; è il perno della dottrina sociale della chiesa e prescrive che debba essere sempre privilegiato il livello inferiore rispetto a quello superiore (sussidiarietà verticale) e il privato profit e non profit rispetto al pubblico (sussidiarietà orizzontale) e che lo Stato debba “ritirarsi” (sussidiarietà negativa) ma finanziando il “terzo” settore e le imprese “sociali” che lo sostituiscono (sussidiarietà positiva).

Come si può notare, nonostante il “dolore indicibile nel vedere che cosa abbiamo fatto della Grazia che abbiamo ricevuto” espresso da Carròn, e nonostante l’incauta previsione di Ratzinger per una chiesa più spirituale che non flirta più “ora con la sinistra e ora con la destra”, gli affari procedono come al solito.

Ascione, intervistando i protagonisti, tra cui Maurizio Lupi (Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà), Giorgio Vittadini (Fondazione per la sussidiarietà) e molti altri, mostra i vari strumenti con cui CL ha conquistato “gramscianamente” le casematte nella sanità, nell’istruzione, nel suo sistema di potere, in Lombardia e altrove.

_____

[1] Marco Ascione, La profezia di CL, Solferino, agosto 2023.

[2] I Memores Domini sono un’associazione laicale patrocinata da CL che dichiara di seguire i precetti di povertà, castità e obbedienza (1.600 membri, 400 aspiranti, presente in 32 Paesi). La CdO è il braccio operativo imprenditoriale e finanziario di CL (36.000 imprese, 1000 organizzazioni non profit, 40 sedi in Italia e 16 all’estero). Il Movimento Popolare (1975-1993) era talmente identificato con CL che don Giussani è stato costretto a intervenire più volte per sostenerne la “distinzione”.

[3] L’intervento è firmato da Maurizio Lupi (Noi Moderati) e dai parlamentari Anna Ascani (PD), Elena Bonetti (IV), Guido Castelli (FdI), Alessandro Cattaneo (FI), Alessandro Colucci (Noi moderati), Graziano Delrio (PD), Annamaria Furlan (PD, ex s.g.Cisl), Massimo Garavaglia (Lega), Maria Chiara Gadda (IV), Andrea Gnassi (PD), Beatrice Lorenzin (PD, ex FI), Lorenzo Malagola (FdI), Luigi Marattin (IV), Simona Malpezzi (PD), Marco Meloni (PD), Giorgio Mulé (FI), Marco Osnato (FdI), Nazario Pagano (FI), Fabio Rampelli (FdI), Licia Ronzulli (FI), Ettore Rosato (IV).

Scarica il pdf dell’articolo. Vedi nella Piccola Biblioteca di ArciAtea.

(pubblicato su MicroMega online del 14 settembre 2023)

Altri eventi o articoli di ArciAtea su MicroMega