Karlheinz Deschner descrive con rigore i rapporti tra Vaticano (Pio XI e Pio XII) e i fascismi (Mussolini, Franco, Hitler, Pavelic), in Italia iniziati prima della marcia su Roma e sfociati nei Patti Lateranensi, in Spagna con la “crociata” contro il governo repubblicano, in Germania con l’appoggio del cattolico von Papen all’ascesa di Hitler e alla sottoscrizione nel 1933 del Concordato tra la Germania nazista e il Vaticano.
La pubblicazione in Italia del libro di Deschner (dopo quasi mezzo secolo dall’edizione tedesca, ora ampliata) ci offre l’occasione per comparare gli schemi profondi che caratterizzano il potere temporale della chiesa e il fascismo, esaminandone somiglianze e differenze.
La chiesa, cioè la comunità dei fedeli, comprende orientamenti politici molto diversi. Abbiamo avuto fascisti cattolici e partigiani cattolici, fino alla teologia della liberazione da alcuni considerata eretica. Il potere temporale (il Vaticano) ha comunque una sua ideologia e geopolitica, che varia nel tempo (per la grande capacità di adattamento, e di assimilazione, delle gerarchie ecclesiastiche), che varia in relazione ai tempi, alla personalità e all’orientamento dei papi, ma mantiene degli schemi di base, alcuni in comune con i fascismi, altri invece diversi. Facciamo una rapida comparazione.
Per lo storico Emilio Gentile (2002) il fascismo è “un fenomeno politico moderno nazionalista rivoluzionario antiliberale antimarxista organizzato in un partito milizia con una concezione totalitaria della politica e dello Stato con un’ideologia attivistica e antiteoretica, a fondamento mitico, virilistica e antiedonistica, sacralizzata come religione laica, che afferma il primato assoluto della nazione, intesa come comunità organica etnicamente omogenea, gerarchicamente organizzata in uno Stato corporativo, con una vocazione bellicosa alla politica di grandezza, di potenza e di conquista mirante alla creazione di un nuovo ordine e di una nuova civiltà”.
Questa ideologia rivoluzionaria, espressione in Italia soprattutto di ceti medi ex combattenti delusi per la “vittoria mutilata”, ha trovato il sostegno della borghesia spaventata dalla rivoluzione d’ottobre e dal biennio rosso, ed è diventata rapidamente reazionaria, “stabilizzando” il sistema e avendo in cambio l’associazione di nuovi ceti nella gestione del potere (“classe regnante” ma non dominante).
Il sostegno dei cattolici a Mussolini e i Patti lateranensi sono stati fondamentali per questa stabilizzazione. Ciò è avvenuto grazie a significative consonanze e nonostante le divergenze.
Vaticano e fascismo sono entrambi antilluministi, antiliberali e antisocialisti. Entrambi esprimono una reazione alla rivoluzione francese, all’individuo autodeterminato, che nega il fondamento metafisico, sia nella sua forma liberale (individuo isolato, libero dallo stato), sia nella sua forma democratica e socialista (libero nello stato). Ancora nel gennaio 1945 l’arcivescovo Jäger incitava alla lotta contro il liberalismo e l’individualismo da una parte e il collettivismo dall’altra. Questa lotta su due fronti non è mai cessata, al di là dei toni, più accesi di Woytila, più morbidi di Bergoglio.
Vaticano e fascismo sono entrambi totalitari, settari, autoritari, gerarchici, maschilisti, antiedonisti. Sono entrambi fondamentalmente antipluralisti (se non frenati dalle circostanze), entrambi vogliono imporre la loro volontà; il settarismo (noi contro loro) assume però forme diverse: è la comunità dei fedeli contro gli infedeli in un caso, nell’altro è la comunità nazionale/etnica/razziale, principio metafisico analogo al Dio lo vuole, che richiede l’unità forzata (totalitarismo), il comando concentrato in un papa/duce (gerarchico, anti liberaldemocratico), figura di padre (maschilista) che richiede il sacrificio dei fedeli/sudditi (antiedonista) per la salvezza dell’anima e per la grandezza del Reich.
Entrambi stabilizzano il potere partecipandovi con una relativa autonomia (come “classe regnante”) e usufruendo dei relativi vantaggi.
L’aspetto benevolo è una concessione paternalista, dall’alto, è carità. La carità è un rapporto strumentale (aiuto lo sfigato per il paradiso, per il consenso politico) e gerarchico (confermo l’asimmetria di potere), diverso dalla fraternità/solidarietà che richiede di lottare insieme per la liberté e l’égalité. Eppure la sinistra si lascia affascinare dall’enciclica Laudato si’, nonostante sia scritto chiaramente in premessa che la natura, la sessualità, la vita, sono un dono di dio (ovviamente amministrato dalla chiesa), quindi non sono nella disponibilità degli uomini che pretendono di autodeterminarsi.
(gs)