L’imperatore romano Costantino I (274-337), soprattutto dopo essere diventato unico imperatore (324), volle che si affermasse un’unica fede e un unico dio. Costantino probabilmente sostenne la convergenza dei diffusi culti orientali (sol invictus, mitraismo, cristianesimo), per esempio unificandone le festività (25 dicembre natale del Sole, di Mitra e di Gesù) e presiedendone da pontifex maximus i concili (per i cristiani quello di Arles nel 314 contro i donatisti e di Nicea nel 325 contro gli ariani). Alla fine furono i cristiani a “convertirsi” meglio degli altri alle esigenze di stabilizzazione dell’impero romano, da perseguitati divennero religione di stato, e persecutori (a partire dai cristiani dichiarati eretici).

Anche oggi l’”impero” è in crisi, ma non è chiaro cosa verrà dopo il tracollo nel 2008 della seconda globalizzazione: resterà un cosmopolitismo liberista? prevarrà una chiusura nazionalista? emergeranno altre ipotesi?
Ai posteri l’ardua scoperta, ma già ora è evidente che, all’aumento delle contraddizioni tra gli USA sovranisti di Trump e l’Unione Europea ordoliberista, corrisponde una crescente divergenza tra la potente chiesa cattolica statunitense e il papato di Bergoglio.

Negli USA da tempo cresce la divaricazione tra i white catholics e gli altri cattolici, da prima che arrivasse Trump.
Il cattolicesimo tradizionalista americano sta passando, da un appoggio tattico al trumpismo, a una posizione organicamente anti-liberale, etno-nazionalista e comunitarista, radicata nel partito repubblicano e con forti agganci nel mondo degli affari.
Per esempio, il movimento “First Things” è ancora una minoranza ma ha un “pensiero forte” (a cui attingono anche i nostri Meloni e Salvini): sostegno alla famiglia tradizionale; no a aborto, utero in affitto, separazione sesso/genere; lotta alla «pornografia della vita quotidiana, alla cultura della morte, al culto della competitività»; ai dogmi del «libero scambio su tutti i fronti, libera circolazione attraverso ogni confine, […] al progresso tecnologico come cura totale».

Inoltre, basta con il «reaganismo riscaldato» dicono perché «quando un liberalismo ideologico cerca di dettare la nostra politica estera e di dominare le nostre istituzioni religiose e caritative, la tirannia è il risultato, in patria e all’estero. […] La vittoria di Trump, guidata in parte dal suo appello agli elettori della classe operaia, mostra il potenziale di un movimento politico che ascolta le grida della classe operaia tanto quanto le richieste del capitale. Gli americani sono più orgogliosi della loro identità di lavoratori che della loro identità di consumatori».
Solo il socialismo di Bernie Sanders riesce a contrastare questo populismo reazionario, figlio delle paure della middle class impoverita dalla globalizzazione.

Dunque la potente chiesa cattolica statunitense si è ormai sostanzialmente allineata al modello WASP (white anglo-saxon protestant) della loro classe dominante e all’America first.
In Europa, invece, la debolezza dell’unione politica e la vocazione “mercantile” della classe egemone sono più coerenti con un pensiero cosmopolitico, e almeno alcuni tra i “bergogliani” pensano la chiesa come una istituzione sovranazionale che approfitta dell’indebolimento dello Stato nazionale, causato dalla globalizzazione, per recuperare così il suo potere (una influenza come e più delle imprese multinazionali).

Entrambe le strade sono anti-illuministe, vogliono riportarci (in modi diversi) a prima della rivoluzione francese, quando la gerarchica carità non era ancora stata sostituita dall’egualitaria solidarietà (fraternité).
Quale delle due strade prevarrà dipenderà anche dalla lotta politico-teologica in corso nella chiesa cattolica, ma soprattutto da come si determineranno gli assetti geopolitici (un bipolarismo USA/Cina? un multipolarismo? apertura o chiusura dei mercati?), che condizioneranno anche gli assetti georeligiosi, intesi come conseguenze dei fattori geografici sulle scelte religiose.

Georeligioni antiche e moderne