Premettiamo che noi critichiamo la loro politica ma apprezziamo personaggi come Zuppi e Bergoglio, che sinceramente ci piacciono perché fanno bene il loro mestiere e esprimono simpatia; certo, talvolta possono sembrare un po’ paraculi (come altri) ma sono pur sempre meglio di tanti clericali con il rogo che gli brilla sulle pupille.

Proviamo fastidio invece per i laudatori della sinistra che, nella società liquida, non riescono più a ricorrere al pensiero critico e si aggrappano alle sottane del papa o dell’arcivescovo. Il problema è che così contribuiscono a ridurre la già omeopatica laicità dello Stato italiano.

In altri termini, siamo per libere chiese in libero Stato: ogni prete, imam, rabbino, ecc. deve essere libero di dire ciò che vuole, ma nella sfera pubblica dovremmo basarci sull’etsi deus non daretur (come se dio non fosse dato), cioè senza presupporre dogmi religiosi o politici, basandoci solo sui valori costituzionali di libertà, uguaglianza e solidarietà.

Non ci piace che la chiesa cattolica (e non solo) si proponga di invadere comunque la sfera pubblica (pretendendo di avere un primato morale, per le “radici cristiane” dell’Europa, ecc.); meno ancora che lo accetti una sinistra che ha abbandonato la grande Politica e si è ridotta alle schermaglie politiciste e autoreferenziali.

Prendiamo a esempio una trasmissione di Radio Popolare, What’s going on? del 27/5/22 dal minuto 29. Il conduttore commenta l’elezione di Zuppi in questi termini: «l’elezione dell’arcivescovo di Bologna presidente della CEI, la conferenza episcopale italiana, cioè l’organo che media tra lo Stato e la Chiesa cattolica, … per forza di cose entrerà nel dibattito pubblico … un uomo che si può dire senza sbagliare che provenga da ambienti religiosi progressisti … insomma Zuppi è un uomo autenticamente della sinistra … come avete accolto l’elezione? … Un messaggio che mi è arrivato da Sara “sembra che il Vaticano sia una delle poche nazioni di sinistra al mondo in questo momento” … quanto potere avrà Zuppi per influenzare i vescovi italiani? ci sono tante correnti … dovrà in qualche modo mediare».

Il conduttore, mostrando di non avere neanche la minima cognizione di cosa sia la laicità, postula che Zuppi sia autenticamente di sinistra (confondendo la carità con la lotta solidale per i diritti) e che la CEI debba mediare tra Vaticano e Stato italiano (sic!). Poi mette un po’ le mani avanti – visto che di “rivoluzioni” bergogliane ne sono state annunciate ogni 2×3 ma la dottrina non è cambiata di una virgola – anticipando che se non ci riuscirà sarà colpa delle correnti conservatrici.

Lo schema è comunque quello politicista delle tifoserie da talk show. Non stupisce che il primo messaggio sia di una ascoltatrice che considera una monarchia teocratica maschilista il suo “paese guida” (chissà se in passato credeva che fosse l’URSS). Qualche intervento ha provato – senza riuscirci – a incrinare questo schema del conduttore, ricordando che forse, sulla pedofilia nella chiesa, non c’erano poi grandi novità.

Effettivamente la proposta di Zuppi – come spiega bene Zanardi di Rete l’Abuso – non consente un’indagine indipendente, non introduce l’obbligo di denuncia alla magistratura, impedisce alle vittime di avere i risarcimenti, favorisce la prescrizione del crimini, ecc. Niente di particolarmente nuovo nella prima uscita di Zuppi, se non è zuppa è pan bagnato.