Lo scorso marzo, nel pieno infuriare della prima ondata della pandemia, l’Associazione Libera Uscita aveva sottolineato come alcuni malati già molto avanti negli anni o con malattie pregresse, affetti da Covid-19 nella sua forma più grave, non avrebbro voluto essere ricoverati in terapia intensiva, preferendo lasciare un posto libero a chi, più giovane o in salute, poteva avere maggiori speranze di sopravvivenza.
A distanza di appena sette mesi le stesse problematiche stanno drammaticamente riemergendo e anche oggi c’è chi, in caso di aggravamento delle proprie condizioni, chiederebbe piuttosto di essere assistito con una sedazione palliativa profonda continua fino alla fine, che di certo non si farebbe attendere troppo in un quadro di insufficienza respiratoria grave.
In effetti, ancora molto spesso i malati anziani e affetti da molteplici altre patologie vengono sottoposti ad un accanimento terapeutico che non è comunque in grado di evitarne la morte o, nella migliore delle ipotesi, un lungo e travagliato percorso riabilitativo con esito frequentemente invalidante.
Pare quindi doveroso ricordare che la legge 219/2017 consente a tutti di comunicare per tempo, al momento della diagnosi, se, in caso di grave insufficienza respiratoria, si desidera o meno essere trasportati in una terapia intensiva.
Nessuna emergenza può far strame del diritto all’autodeterminazione sulle cure che con tanta fatica abbiamo ottenuto.
Proprio per evitare questa violenza sull’ammalato, Libera Uscita ha prodotto un modello di DICHIARAZIONE con una importante postilla in calce nella quale si precisa che la dichiarazione, debitamente sottoscritta, potrà essere presentata a chi si prenderà cura del dichiarante in caso di diagnosi di Covid-19: al medico di base o ai medici di guardia medica o agli Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) o ai medici del pronto soccorso o della terapia subintensiva.
Il dichiarante avrà diritto di esigere che la DICHIARAZIONE sia inserita in cartella clinica.
Avrà Inoltre il diritto di rifiutare qualunque terapia (art. 1 della legge 219/2017), nonché di essere assistito con terapie del dolore fino alla sedazione palliativa profonda continua (art. 2 della stessa Legge in vigore dal 31 gennaio 2018).
Maria Laura Cattinari – presidente
Filippo D’Ambrogi – vicepresidente