Fascismo tropicale racconta l’avanzare dell’estrema destra in Brasile, l’opera di convincimento delle fasce più deboli, indotte a consegnare la massima carica dello Stato a un uomo politico misogino, omofobo, razzista e anti ambientalista. L’arrivo della pandemia del COVID-19 ha messo in evidenza la totale l’incapacità di un governo composto da personaggi negazionisti, complottisti, difensori dell’immunità di gregge e dell’utilizzo del controverso medicinale clorochina come cura preventiva, di gestire un paese multietnico e disuguale. Il Coronavirus ha colpito soprattutto gli indigeni, i neri e la popolazione povera, come in un macabro coronamento di un progetto politico che sin dalla sua nascita difendeva la sterilizzazione di massa dei cittadini meno abbienti, l’abrogazione delle leggi in materia di protezione ambientale, l’industrializzazione dell’Amazzonia, l’inferiorità delle donne e lo sterminio della popolazione carceraria come elementi indispensabili all’ordine e al progresso scritto nella bandiera nazionale. Si tratta di un ricco mosaico della società brasiliana e delle conseguenze nefaste prodotte dal meticoloso smantellamento delle politiche sociali, sanitarie e ambientali in nome di una idea di sviluppo incompatibile con la tutela dei diritti umani, civili e sostenibilità ambientale.