Apprezziamo che l’Arma sia “Nei secoli fedele”, ma fedele a chi? A giudicare dalla pagina web sul sito dei carabinieri dedicata alla Patrona dell’Arma, sembra proprio che la fedeltà non riguardi la Repubblica laica ma le autorità cattoliche.

Ecco come inizia questa pagina web:
«Il concetto giuridico di “patronato” ha la sua origine nel popolo romano: il patrono era il capo di una famiglia gloriosa, attorno al quale si riunivano i cittadini per essere difesi contro la violenza ed il sopruso. In seguito, quando la vita pubblica di Roma si intorpidì per le lotte civili e per la formazione dell’Impero, il “patrono” cessò di essere il difensore degli umili e divenne il “padrone” assoluto, che ai suoi protetti contraccambiava le prestazioni con privilegi e benessere. Caduto l’Impero, i veri protettori ed i difensori dei bisognosi di aiuto, di sostegno e di benessere divennero i Papi, i Vescovi, gli Abati e i Sacerdoti».

E noi che pensavamo che fossero le forze dell’ordine, tra cui i carabinieri, che ci proteggono, che devono essere criticate quando sbagliano, ma sapendo che svolgono una funzione delicata e preziosa nel garantire la sicurezza e la legalità, che hanno bisogno di più risorse, di una formazione e retribuzione adeguate, di norme e dirigenti che rafforzino il loro ruolo sociale, non di preghiere e benedizioni.
Invece questa pagina del loro sito li svaluta indicando il clero come il vero protettore dei bisognosi, fin dall’antichità.

Poi la pagina termina così:
«L’8 dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza di S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri”, fissando la celebrazione della festa il 21 novembre, in concomitanza della presentazione di Maria Vergine al Tempio e della ricorrenza della battaglia di Culqualber».

Insomma, non mancano certo episodi per celebrare l’eroismo dei carabinieri in difesa dei cittadini, ma nel secondo dopoguerra, su proposta dell’Arcivescovo Ordinario Militare, il papa decide di celebrare la battaglia di Culqualber, cioè la tragica conclusione di una sanguinosa avventura coloniale in Africa Orientale, dove gli italiani si erano sforzati di dare un altro duce e un altro re alle faccette nere abissine.

Le celebrazioni della patrona (e della battaglia) obbligano – così sembra – alcuni carabinieri di ogni nucleo o stazione a partecipare alla messa, retribuiti perché in orario di lavoro (sottratto ai loro compiti), senza tenere conto delle loro convinzioni religiose e meno.