L’ETICA È LAICA – 2° Convegno, Bari, 10-11 maggio 2018, relazione introduttiva di Maria Schirone
Innanzitutto ringrazio il Magnifico Rettore e il Comune di Bari per l’adesione attiva e per aver concesso il Patrocinio a questa iniziativa; ringraziamo anche l’organizzazione studentesca LINK per l’adesione e la collaborazione.
Dopo il primo Convegno “L’Etica È Laica” di maggio 2017, il Circolo U.A.A.R di Bari torna a riflettere con operatori culturali, docenti, associazioni, studenti universitari e medi, sul tema dell’Etica.
Già dalla scorsa edizione abbiamo voluto misurarci in un confronto ad ampio raggio. Non che non si facciano convegni sulle tematiche in programma, anche singolarmente sviluppate, ma non capita spesso che sia coinvolta direttamente una associazione come la nostra, una Unione di Atei e Agnostici. Di più: un’associazione come la nostra – che di recente ha celebrato i 30 anni di attività – si fa promotrice di un dibattito su temi etici. E non solo come circolo di Bari. Ci piace ricordare che il 22 e 23 marzo di quest’anno l’Uaar ha realizzato a Bruxelles un convegno dal titolo “L’Europa di chi non crede: modelli di laicità, status individuali, diritti collettivi” in collaborazione con il Parlamento europeo, il Comitato interministeriale diritti umani, la Federazione Umanista Europea e la Unione Internazionale Etica e Umanistica.
E quindi, a 70 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’Uaar ha colto l’occasione per tracciare un quadro d’insieme sullo status del non credente all’interno dello spazio europeo e alla luce delle legislazioni nazionali e sovranazionali. È stato il primo momento di riflessione a livello europeo specificamente dedicato al non credente in quanto tale.
Infatti: quale peso e quali diritti sono riservati, se sono riservati, all’altra faccia della libertà di religione, quella della libertà dalla religione? Su questo, aspettiamo di conoscere gli atti e i documenti che saranno prodotti, ma qualche anticipazione certamente ce la darà il prof. Alicino, che è stato tra i relatori a Bruxelles e che avremo il piacere di ascoltare nella mattinata di domani.
Tornando a noi, già nel 1° Convegno ci misurammo su diversi campi, in tre sessioni di lavoro, come quest’anno, molto partecipate; sapevamo che non avremmo potuto essere esaustivi: molti temi etici rimasero fuori, e gli stessi temi in programma stimolarono ulteriori approfondimenti. E per questo siamo di nuovo qui.
L’etica è laica? Non può che esserlo. Se l’etica cercasse agganci metafisici non sarebbe “etica”, ma una risposta interessata al meccanismo premio / punizione (divina o d’altro tipo, ma fuori di noi stessi).
Al contempo, la laicità ci riguarda ogni giorno nella vita pubblica e privata; dalle istituzioni al nostro modo di essere verso gli altri. Toccheremo dunque direttamente l’argomento LAICITÀ.
Rifletteremo sul principio di laicità dello Stato, che sebbene non esplicitamente enunciato in Costituzione, è, secondo la Corte Costituzionale, un “principio supremo” e rappresenta “uno dei profili della forma di Stato”. Tale principio si pone come condizione e limite del pluralismo, nel senso di garantire che la sfera politica sia neutrale di fronte ad eventuali conflitti tra valori religiosi.
Lo Stato laico non dovrebbe avere nessuna religione ufficiale, o tutelata più o meno delle altre, ed i pubblici poteri dovrebbero astenersi dal favorire, propagandare o anche biasimare i valori di una determinata confessione che agisca nel rispetto delle leggi.
Eppure, in Italia una particolare religione ottiene dignità maggiore rispetto alle altre. È del tutto evidente che scontiamo strabismi e discrepanze, dovute essenzialmente all’accoglimento del Concordato, che sebbene revisionato nell’84, e svuotato di fatto da altre sentenze, è sempre lì a gettare la sua ombra sull’azione legislativa o sull’esercizio concreto dei diritti (esempio con l’obiezione di coscienza, che pesantemente interferisce con la concreta applicazione della L. 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza, rendendola in alcuni casi quasi inapplicabile. La legge quest’anno compie 40 anni – il 22 maggio – e ancora ci troviamo a difenderla dalle ingerenze clericali!).
Per questo come UAAR ci battiamo per la PIENA REALIZZAZIONE del principio di laicità.
E tuttavia non è così semplice. Ad esempio: come far coesistere valori opposti o conflittuali nella stessa polis? Non sarà comunque giustificata una lotta in nome del bene della comunità? Come davvero convivere con chi apertamente dice che – avendo i numeri per farlo – abolirebbe il tuo dio falso e bugiardo in nome del suo, Unico Vero e Santo? E noialtri, i non credenti, come siamo collocati nella contesa? Come difenderci, proporci, agire e interagire, se non grazie a uno Stato inequivocabilmente laico?
Due parole voglio dirle proprio su noi Atei e Agnostici.
Vorremmo, attraverso le iniziative che promuoviamo, eliminare lo stigma che altri ci incollano addosso come un contrassegno d’altri tempi.
Ci piacerebbe contribuire a una “igiene lessicale”, a una pulizia delle parole, per ricondurle ai significati d’origine. L’ATEO è colui che cerca – e spesso trova – altre risposte di senso; l’ateo trova bellezza non nella risposta rassicurante, ma nella ricerca che apre continuamente nuove finestre di conoscenza; sa che le conclusioni sono sempre temporanee. Ateo non è “essere contro”, ma è “essere senza”. Prescinde dal concetto di divinità quale essa sia, qualunque risposta essa (divinità) possa dare. È colui/colei che alla domanda “cosa pensi di dio?” non risponde “sono contro”, ma: “ne faccio a meno; ci sono altre risposte; la mia etica non ne ha bisogno”. È colui che pensa che sia l’uomo ad aver creato dio a sua immagine e somiglianza. Dimmi com’è il tuo dio e ti dirò come sei tu e com’è il tuo popolo.
Anche l’AGNOSTICO vuol vedere la propria definizione ripulita dalle ambiguità: l’agnostico non è il probabilista scettico. È colui che alla domanda “cosa pensi di dio?” risponde che la domanda non si pone, l’argomento è inconoscibile; la mia etica guarda altrove.
A tutt’oggi resiste il pregiudizio che un ateo sia privo di valori, arido, triste e tutto sommato neanche una bella persona. Emerge un tratto di “durezza” e di poca flessibilità. È un pregiudizio: e noi vogliamo smontare l’idea che l’UAAR esprima disvalori. Essere atei e agnostici non toglie nulla al rispetto verso altre filosofie di vita e convinzioni religiose, espresse in privato, e aggiungo che non impedisce alla nostra associazione di avere credenti (critici) tra i nostri iscritti.
E il concetto di “laicità” è forse più semplice, condiviso da tutti?
Siamo LAICI, a partire da ciò che sentiamo di essere – noi non credenti–, ma rispettosi della pratica religiosa personale di ciascuno, purché fuori dalla sfera pubblica e senza costi per la collettività. Cosa che non avviene nel nostro Stato, laico per principio ma permeato di clericalismo che costa miliardi di denaro pubblico attraverso i mille rivoli tra privilegi visibili, esenzioni invisibili e mantenimento della Chiesa cattolica (ad es. caricando sulla spesa pubblica gli insegnanti di religione nominati dai vescovi, o i cappellani militari, o le pensioni del clero ecc.)
Dunque, siamo non credenti e siamo laici: come UAAR ci presentiamo in più contesti in virtù dei molteplici scopi della nostra associazione: realizziamo momenti di divulgazione scientifica, ad es. con i Darwin Days, perché valorizziamo una concezione razionale del mondo; siamo a fianco delle varie identità sessuali perché dal punto di vista di un’etica senza dio ognuno è libero di scegliere il proprio orientamento; organizziamo i convegni sull’Etica per promuovere l’impronta laica su base a-religiosa…, e in tutte queste istanze ci siamo noi, UAAR – Circolo di Bari.
Come si vede, il nostro è un impegno complesso, e procediamo nonostante i mille ostacoli sociali: quelli che cerchiamo di rimuovere, attraverso una costante operazione culturale, e anche con battaglie legali.
Iniziamo questo 2° convegno parlando questa mattina di Etica nel METODO d’indagine: nella ricerca storica e in quella scientifica; nella interpretazione “di genere”; in seguito, vedremo i dilemmi umani posti dalle nuove tecnologie. Affronteremo un campo del tutto nuovo: l’etica dell’artista, e cercheremo di capire se è possibile parlare ancora di un’arte impegnata nei confronti della società. Saranno poi esplorati altri campi molto sensibili per l’attualità, come la Comunicazione e i Mercati.
E altri temi sui quali siamo quotidianamente impegnati: la libertà delle identità sessuali; l’impegno contro la violenza.
Concludo richiamando l’attenzione sul pubblico, vario, composto anche di giovani. Anche quest’anno collaborano con noi le organizzazioni studentesche di LINK – Rete della Conoscenza e un istituto di scuola superiore.
Lo scorso anno avevamo con noi il Liceo delle Scienze Umane “Bianchi Dottula”; quest’anno, abbiamo la collaborazione dell’Istituto Tecnico Economico e Liceo Linguistico “Romanazzi”, che ringrazio qui nelle persone del Dirigente Scolastico, prof. Giacomo Antonio Mondelli, dei docenti, proff. Saverio Pansini e Raffaella Morea, gli alunni che presenteranno i loro lavori e un grazie particolare alla prof. Rossella Ferrandes che è stata la mia interlocutrice principale e il mio tramite per ogni comunicazione; e insomma ringraziamo tutti per l’adesione attiva.
La sessione di questa mattina è moderata da Leonardo Pesce, studente di Storia e Scienze sociali dell’Università di Bari e attivo nella organizzazione Link.
Buona partecipazione.
Maria Schirone