Il Vaticano sta prendendo a cannonate il muro della laicità per aprirvi una breccia clericale. Bergoglio pretende la modifica del Ddl Zan. Non è una novità il mancato rispetto del principio laico dell’etsi deus non daretur (come se dio non fosse dato), Bergoglio – attualizzando la medievale lotta delle investiture – quotidianamente rivendica la sua superiorità morale e politica sulla Repubblica italiana, ma questa è una richiesta formale senza precedenti: mai la Chiesa era intervenuta nell’iter di approvazione di una legge italiana esercitando le facoltà previste dai Patti Lateranensi.

Una parte della politica italiana contribuisce ad aprire la breccia clericale, molti tentennano e subiscono. C’è invece bisogno di una risposta forte. Ferme restando le varie iniziative su aspetti specifici (sull’inoptato dell’8×1000, sull’ora di religione, sul pagamento dell’ICI/IMU, ecc.) l’offensiva anche formale del Vaticano contro la laicità richiede una risposta forte, che affronti il problema alla radice. La radice è il Concordato: è ora di abolirlo, è ora che tutte le forze politiche e sociali che lottano per la laicità si coalizzino oggi per avviare una campagna per l’abolizione del Concordato.

È evidente che per farlo mai si potrà trovare un accordo consensuale con il Vaticano; le altre strade, molto difficili, sono la revisione costituzionale (abrogazione dell’art. 7) o il referendum abrogativo (non ammissibile se il Concordato è equiparato a un accordo internazionale).
Resta il recesso unilaterale, anch’esso non semplice e controverso, però paradossalmente reso più credibile proprio dalla pesantezza dell’intervento del Vaticano che mina alla base il principio supremo della laicità dello Stato italiano.