Sul fine vita non ci dovrebbe essere controversia possibile. Ancor meno che sul diritto alla scelta religiosa (o irreligiosa), alla preferenza sessuale (tra adulti consenzienti, ça va sans dire), all’opinione politica. A meno di non revocare in dubbio l’eguaglianza di dignità fra concittadini. Infatti la mera discussione sul diritto di ciascuno al proprio fine vita, liberamente deciso, già mette a repentaglio che tu ed io siamo eguali, che nessuno dei due può prevaricare sulla vita dell’altro. Solo discuterne dovrebbe suonare impudenza. Ciascuno sulla sua vita è sovrano, altrimenti è schiavo di qualcun altro. Chi volesse sostenere l’opposto ha l’onere della prova, il dovere di esibire l’argomentazione inoppugnabile, e introvabile, contro ciò che logicamente e moralmente si afferma da sé.