La chiesa crea le pentole e anche i coperchi, ma quando la pressione sale molto saltano anche i migliori coperchi: la pedofilia nel clero è talmente diffusa che non può essere taciuta, anche se continua a essere minimizzata e considerata non sistemica.

I vescovi italiani hanno rifiutato un’indagine indipendente sugli abusi sessuali del clero in Italia, il papa pare che ne abbia “sofferto” e prossimamente farà qualche esternazione di compassione per le vittime, però l’insabbiamento sistemico resta, anche se è sempre più difficile reggerlo. Negli Usa, in Francia e ora in Germania i coperchi non reggono più, neanche quelli messi dal papa emerito.

La questione pedofilia del clero non può essere considerata una “devianza” di singoli preti, per quanto numerosi. È un problema sistemico sia dal punto di vista delle cause sia dal punto di vista dei rimedi.

I lettori di “gialli” (in questo caso ci riferiamo al giallo vaticano) sanno che nelle indagini il detective cerca il movente (perché), i mezzi (come), l’occasione (dove e quando), e il clero ha un profilo che può spiegare come la pedofilia nella chiesa sia sistemica e non occasionale:
– il movente sta nel reclutamento stesso del clero, che reprimendo istituzionalmente una sessualità equilibrata spinge verso atti “sostitutivi”, pseudosessuali, di affermazione del proprio potere;
– il mezzo sta nel prestigio che il clero conquista, soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli (bambini, disabili) e nell’attività che consente una predazione paziente, capace di superare la diffidenza della vittima e di “giustificare” il proprio operato;
– l’occasione sta nella gestione di luoghi (sagrestie, oratori) frequentati con continuità dalle potenziali vittime.

Alle cause che favoriscono la diffusione della pedofilia bisogna aggiungere l’inadeguatezza dei rimedi:
– c’è il profano e classico insabbiamento, per tutelare la reputazione dell’istituzione e per non pagare i risarcimenti alle vittime (lo sbianchettamento vaticano, a fianco del giallo);
– c’è soprattutto la concezione della pedofilia come un peccato verso dio, non come un reato verso le persone, che “giustifica” soluzioni (il pentimento, l’espiazione tramite la preghiera) che favoriscono il ripetersi degli abusi invece di prevenirli.

Però, tra non molto, sentiremo una vibrante e appassionata dichiarazione di papa Francesco, che verrà salutata dai media come una “rivoluzione”, l’ennesima di Bergoglio.